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Modena mare 2024 testo e foto di ANGELO LUPPI
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Gruppo di appassionati di fuoristrada Ferraresi alla ricerca di avventura, mi chiedono di organizzare una gita Enogastronomica con base il fuoristrada, faccio un po’ di indagini, controllo il meteo e preparo il tracciato.
Venerdì 18
Ritrovo pomeridiano presso “ la Cava” area dedicata all’off Road messa a disposizione dal club Cherry 4x4 di Modena, è piovuto molto e il terreno è bagnato, anzi inzuppato, ed essendo di base argilla risulta molto scivoloso, alcuni passaggi sono allagati, ma visto le dimensioni della area ne rimane abbastanza per divertirci.
Facciamo una prima ricognizione a piedi per vedere la conformazione della pista e gli ostacoli, cercando di identificare le buche presenti piene di acqua, il fango che si attacca alle scarpe aumenta sensibilmente il peso delle calzature.
Fatto ciò il primo partecipante accende il motore della sua Jeep e si prepara a partire, in una riflessione dell’ultimo minuto mi chiede di salire sulla sua vettura per fornirgli indicazioni sulle traiettorie migliori.
La macchina era pulita, ma dopo i primi metri ha cambiato di aspetto e colore, il terreno bagnato ha mostrato subito i limiti di aderenza, gli pneumatici artigliati si sono dimostrati molto efficaci o almeno ci hanno permesso di percorrere alcuni tracciati Sgommando parecchio ma riuscendo a fare avanzare la vettura fino all’ obbiettivo designato.
Vedendoci soddisfatti e felici di non rimanere impantanati, notiamo che altre vetture si sono messe in movimento seguendo le nostre tracce, in questo caso il diverso disegno degli pneumatici ha determinato il successo nelle salite creando limiti in alcuni passaggi normalmente percorribili senza troppa fatica.
Il sole scende quindi fine dei giochi, puliamo le vetture al meglio e cominciamo a dirigerci verso il punto di incontro con il resto del gruppo, il ritrovo serale è presso l’hotel Villa Clore’ di Lama Mocogno, gestito dal simpatico “Lucone” che ci attende con ansia nella hall assieme ai suoi fedeli cagnolini.
Veniamo raggiunti dai compagni di avventura, nell’hotel c’è una piscina e una spa, i meno stanchi ne approfittano per un momento di relax.
Ore 20,30 tassative tutti a tavola con un menù tipico locale, qui incomincia una discussione infinita sulla nomenclatura… le tigelle…e le crescentine, le tigelle sono le pietre calde dove si cuocevano la pasta che diventava le crescentine, Lucone si dimostra molto determinato nel ribadire il concetto, minacciando l’espulsione ai partecipanti che usano il termine “tigelle”.
Cena ottima ed abbondante annaffiate da un ottimo vino, a richiesta sono comparse delle bottiglie di “ammazza caffè”
Sabato 19
Sveglia di buonora, abbondante colazione e partenza in colonna, controllando il tragitto sul foglio di viaggio che abbiamo fornito a tutti gli equipaggi che spiega il tragitto con anche rilievi di importanza storica.
Pochi chilometri, cambiamo quota e ci infiliamo in un magnifico sterrato addobbato dai colori autunnali, il fitto manto di foglie si sposta al passaggio delle prime auto, un bosco di betulle ci fa da contorno.
Seguiamo il tracciato in costa illuminato a trattti dai raggio del sole, la temperatura è gradevole e si profila una magnifica giornata, scorgiamo dei tappeti di funghi ai lati della strada, che ammiriamo con curiosità più che altro per la quantità.
Arriviamo al passo delle Cento Croci, punto importante dove si incrociano la strada del crinale e la strada che attraversa la montagna, incrocio importante per la viabilità delle due valli circostanti, sosta tecnica per alcuni accenni storici presso la cappelletta della Madonna della Neve.
Proseguiamo lentamente salutando alcuni escursionisti e cercatori di funghi che frequentano il bosco a bordo strada, nel trasferimento qualche cerbiatto ci attraversa la strada saltando a destra e sinistra, per fortuna riusciamo ad evitarlo, fiancheggiamo alcuni edifici rurali dell’epoca, alcuni abbandonati alcuni ristrutturati recentemente, notiamo che l’abitato di Fabbrica è stato riportato agli antichi splendori, nei pressi della fontana ducale e del curioso lavatoio del 1752 ottenuto solo da un unico masso, altro punto strategico fornito di cartelli ed indicazioni sul tracciato e il progettista della strada.
Dopo il passaggio dalla capanna celtica lo sterrato finisce, anzi si interrompe per un tratto asfaltato poi per l’ingresso nel parco vietato ai mezzi a motore, finita la poesia, salutiamo il bosco di larici e la pineta, ci dirigiamo verso il Passo delle Radici dove capeggio il famoso e sontuoso albergo ormai chiuso della famiglia Lunardi linea di confine tra l’Emilia Romagna e la Toscana, punto di incontro di vari sentieri da trekking e piste da sci utilizzate negli anni d’oro.
Qualche chilometro di asfalto tortuoso, arriviamo al bivio di Foce Terra Rossa, voltiamo nella stradina che ci conduce al Parco della Orecchiella,l’ imbocco è farcito di cartelli, avvivo di caduta massi, strada con dirupi laterali, strada stretta, divieto in caso di neve…. la stretta stradina in parte asfaltata che corre sul fianco della montagna con strapiombi di 4\500 metri dalla parte del guidatore, non si può scherzare, la strada è priva di parapetto, anche l’incrocio con un’altra vettura è problematico.
In una piccola discesa noto un insolito mucchio di sassi che invade in parte la carreggiata, in fondo alla discesa prima di un attraversamento dell’impluvio troviamo un gruppo di operai che stanno sistemando delle reti sulla ripida parete di destra per evitare altre cadute di massi che possono ingombrare la strada.
Attraversiamo altri impluvi, ricchi di acqua, visto le piogge recenti sembrano dai guadi veri, quindi spuzzi alti al passaggio delle auto, arriviamo all’abitato di Campaiana, semi deserto, casette che sembrano la casa delle bambole, saliamo verso la vetta ammirando i boschi di larici circostanti per la cura con sono mantenuti, sono presenti anche varie aree pic nic,.
Comincia a piovere, cambiano i colori, scendiamo verso i laghetti morenici seguendo il corso d’acqua che scende impetuoso nel suo percorso di cemento, cambiamo versante, arriviamo all’asfalto in località il fontanone, nei pressi del centro forestale del parco, purtroppo non abbiamo il tempo per fare la visita ai recinti degli orsi e delle gazzelle.
Approfittiamo della tettoia di una struttura semi abbandonata per ripararci dalla pioggia, e come per magia Flavio estrae alcune bottiglie dal frigorifero della sua Jeep e ci prepara qualche spritz, poco dopo ripartiamo e ci infiliamo in una discesa ripida e stretta, un bosco di castagni ci fa da contorno, alcuni sono secolari si nota anche la capitozzatura dei più anziani probabilmente per salvarli dalla malattia di genere che ha afflitto la specie alcuni anni fa.
Alcuni tornanti ci costringono a fare manovra con il muso della vettura esposto verso il”baratro” ma passiamo tutti, il mio pensiero corre verso alcuni passaggi stretti e piccole variazioni di quota che sono bagnate, ma grazie alla perizia di guida e la attenzione dei partecipanti passiamo tutti, verso la fina della discesa quando la strada si allarga smette di piovere, il cielo si schiarisce e riusciamo a intravedere dall’alto la fortezza di Verrucolette, forte medievale dell’età del bronzo situato su una roccia basaltica, poi trasformato in un presidio militare dei Duchi Este, definito “inespugnabile”, passiamo l’abitato di Vibbiana, con un passaggio strettissimo nell’abitato storico, da trattenere il fiato…. Sosta nel piazzaletto per la foto di rito.
Ripartiamo percorrendo una discesa di terra rossa con alcuni solchi in mezzo formati dalla discesa dell’acqua piovana, ci addentriamo in una pineta con Larici altissimi dove si notano le tracce del disboscamento programmato, arriviamo a Piazza al Serchio ammiriamo la locomotiva a vapore esposta all’ingresso del paese, ma visto l’orario proseguiamo per raggiungere la zona prevista per il pranzo al sacco.
Dobbiamo attraversare la ferrovia e il fiume Serchio, per risalire la montagna di fronte, da vero burlone conduco il gruppo verso uno dei sottopassi storici della ferrovia… opps l’altezza massima prevista è di 2 metri, stupore collettivo, non si passa… ridacchiando con il mio compagno di viaggio avanziamo qualche centinaio di metri e compare un’altro passaggio questo con altezza massima di 2,40, andiamo già meglio, il canale radio si infiamma di benevoli insulti, il popolo ha fame.
Breve salita poi ci infiliamo in una strada di costa piena di buche piene di acqua e un po' di vegetazione invasiva, dopo qualche chilometro di bosco di castagni e ginestre si apre una radura con ai margini una casupola da taglialegna con una bella tettoria, il posto ideale per la pausa pranzo, casualmente c’è una fonte di acqua munita di bicchiere, una lastra di marmo su un piedistallo di legno funge da tavolo, alcuni tronchi come sedie e per finire un cerchio di pietre per il fuoco con anche la legna pronta, un paradiso… la tettoia ci riparerà dalla fitta pioggerellina che ci accompagna, visto la stagione il parcheggio è coperto da un tappeto di ricci di castagne che invitano ad essere raccolte.
Si aprono i bauli e spunta una abbondanza di vivande per un esercito, ogni partecipate ha portato materiale mangereccio per se e per socializzare con assaggi vari, salato e dolce si alternano con i salami con aglio o senza, spunta anche un fornello a gas per cuocere le salamelle, qualche bottiglia di quello buono, e poi un caffe in questo bellissimo posto, tutto ciò a confermare che la pratica più bella del fuoristrada serve a socializzare a tavola.
Ripartiamo, il bosco continua a riservare sempre sorprese, le recenti piogge hanno lasciato il segno, oltre a creare buche in alcuni tratti ha provveduto ad erodere i margini della strada, per fortuna nelle esplorazioni precedenti abbiamo provveduto a sistemare alcuni scoli, cosi con molta attenzione riusciamo a transitare senza grossi problemi anche nei passaggi più stretti, riusciamo a vedere sulla nostra destra il lago di Gramolazzo dall’alto, scendiamo in asfalto a Minucciano e proseguiamo sulle strade tortuose verso Equi terme, arriviamo a Gassano, dove abbiamo appuntamento con il vicesindaco per ritirare il permesso al transito di una strada boschiva, lo troviamo al bar del paese con una allegra comitiva locale, e a sorpresa ci nega il passaggio, dicendo che il terreno era troppo bagnato e non saremmo riusciti a percorrere i tratti in salita della strada nel bosco.
Proseguiamo a malincuore per il noioso asfalto e dopo un milione di curve arriviamo a Carrara, con il buio, tappa in hotel poi Flavio, noto intenditore di location, ci dà appuntamento in un ristorante in riva al mare a Forte dei Marmi, locale molto interessante “Pesce Baracca” con i suoi 4metri di banco espositivo di pesce fresco otre ad un’altra vetrina con le preparazioni del giorno, dopo varie indecisioni ci hanno invitato a passare davanti alle vetrine e indicare quale pesce ci dovevano preparare….. una meraviglia, servizio abbastanza rapido, considerando che il locale era pieno e il nostro gruppo ha ordinato varie portate diverse.
La domenica mattina partenza di buon ora per evitare il traffico, ci dirigiamo verso le zona delle cave, passato Bedizzano ci dirigiamo verso Colonnata per deviare verso le gallerie della vecchia ferrovia marmifera, ora a senso unico, seguiamo il fianco della montagna e ci immergiamo nei panorami delle cave, raggiungiamo i Ponti di Vara, siamo nel bacino di Fantaiscritti, piccola sosta nel piazzale per ammirare gli scavi delle cave storiche verso il basso e i ravaneti verso l’alto.
Ripartiamo e ci dirigiamo nel bacino di Torano dove partirà la nostra escursione guidata all’interno della montagna, guidati dalla Francescà cavatrice di famiglia, che ci accultura ed emoziona con i racconti della storia della cave, dopo un primo discorso della sicurezza, arriviamo nell0 ”stanzone” nel cuore della montagna esattamente a quattrocento metri dall’ingresso, quattrocento metri dalla uscita dall’altro lato della montagna, quattrocento metri dalla cima del monte.
Lo stanzone è enorme a le nostre auto sembrano dei modellini, la temperatura si mantiene costante, visitiamo i santuarietti votivi per i cavatori, ascoltiamo il racconto della Francesca sui ritmi di lavoro e la qualità del marmo “bianco di Carrara”, che sembra il tipo migliore e viene spedito in tutto il mondo per fare statue e obelischi, è anche la cava dove si riesce a cavare i massi più grandi.
Nella cava viene anche portato a maturazione un vino pregiato, prodotto con le uve rasccolte nelle montagne circostanti, dopo avere ascoltato la storia dei cavatori e ammirato gli attrezzi che vengono utilizzati per tagliare le rocce e i sistemi di trasporto, ci dirigiamo all’uscita di Fantaiscritti dove troviamo i pulmini dei turisti pronti per iniziare la loro escursione, procediamo attravversando la prossima montagna con la galleria più lunga, luogo dove si provava la sensazione del buoi totale visto la sua curvatura che nascondeva l’entrata e l’uscita, ora illuminata per motivi di sicurezza.
In attesa dell’orario del pranzo chi rechiamo nella zona delle cave Romane, dove è stato allestito un percorso pedonale che permetta una visita approfondita grazie anche ai pannelli informativi, visita turistica, visto che nella giornata ci accompagna un bel sole, poi ci dirigiamo verso Colonnata, paese arroccato sul fianco della montagna con grande tradizione storica dei cavatori locali, e incrocio di vari sentieri escursionistici.
Nella piazzetta si affacciano alcuni ristorantini che servono specialità locali, in primis menù con base il famoso Lardo di Colonnata, la sorella di “Giorgione” ci sta aspettando, per il pranzo.
Una grande abbuffata con le specialità preparate al momento, a tavola proseguono i racconti entusiastici della nostra esplorazione seguita dai saluti per lo scioglimento della comitiva.
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